Ogni anno sul mio sito personale condivido l’elenco dei libri letti, segnalandone cinque.
Non ho ancora pubblicato il post sulle letture del 2023, lo farò nei prossimi giorni. Tra i libri segnalati c’è L’atto creativo di Rick Rubin. Condivido qualche estratto anche in questo numero.
Rick Rubin è un noto produttore musicale. Durante un’intervista alla trasmissione televisiva 60 minutes, dice di non aver alcuna competenza tecnica, ma di essere utile agli artisti per la fiducia che ha sul propio gusto, la capacità di prendere decisioni ed esprimere le proprie sensazioni.
Il libro è composto da circa 78 sezioni, delle brevi meditazioni. In ogni sezione propone una prospettiva sull’essere un artista, sul mettersi in dubbio, sul successo, sulle abitudini e le scelte. Enfatizzando sempre più l’essere che il fare. Alcune cose vi suoneranno familiari e a tratti potrebbe sembrare un incrocio tra un libro di auto-aiuto e un oroscopo. Non pensate troppo male però, il risultato finale è comunque una lettura stimolante.
Non esistono regole buone o cattive. Esistono solo regole adatte alla situazione e utili all’arte, e regole che non lo sono. Se l’obiettivo è creare la più bella opera possibile, qualunque cosa possa efficacemente avvicinarci a quel traguardo sarà la regola giusta.
Parla di tutte le fasi del processo creativo. Quello iniziale, quello produttivo e quello legato alle decisioni finali.
Quando lavoro con gli artisti, facciamo un accordo: andiamo avanti finché non raggiungeremo il punto in cui saremo tutti soddisfatti del lavoro. È questo il vero scopo della cooperazione. Se una persona apprezza il risultato ma un’altra no, di solito c’è un problema latente che varrebbe la pena affrontare. Probabilmente significa che non ci siamo spinti abbastanza in là e che l’opera non ha ancora raggiunto il suo pieno potenziale.
Se a un collaboratore piace l’opzione A e un altro preferisce l’opzione B, la soluzione non sarà decidere tra A e B: si dovrà continuare a lavorare fino a quando non si troverà un’opzione C che entrambi gli artisti ritengono la migliore. Quest’ultima opzione potrebbe incorporare elementi di A, di B, di entrambe, o di nessuna. Nel momento in cui un collaboratore cede e si fa andare bene un’opzione solo per far procedere il progetto, hanno tutti da perdere. Le decisioni importanti non vanno prese in base a uno spirito di sacrificio. Vanno prese quando tutte le parti coinvolte individuano quella che sembra la miglior soluzione possibile.
Senza un minimo di tensione, e di contraddittorio le cose non funzionano sempre benissimo, come quando ce n’è troppa.
Se non ti trovi mai d’accordo con un collaboratore, e dopo varie versioni dell’opera non salta fuori niente di speciale, può darsi che non siate l’accoppiata giusta. Al tempo stesso, potrebbe esserci un cattivo allineamento anche se sei sempre d’accordo con un’altra persona. Non stiamo cercando qualcuno che la pensi come noi, lavori come noi e abbia i nostri stessi gusti. Se tu e un collaboratore siete d’accordo su tutto, uno di voi due potrebbe essere di troppo.
Alla copertina (la stessa anche nell’edizione italiana), e all’impaginazione, del libro di Rubin ha collaborato Paula Scher, che racconta così la collaborazione:
Rick ha un genuino interesse per il design grafico e lo comprende come una serie di scelte rispetto a una visione, non molto diverso da come viene prodotta la musica. In entrambe le arene, come in tutti gli atti creativi, le possibilità sono infinite.
Il design di questo libro è di Rick Rubin. Anche se spesso facevo raccomandazioni, non ho preso decisioni di design. Tutte le scelte erano di Rick. Principalmente, chiedeva opzioni. […] Eravamo dei facilitatori. Ho mostrato a Rick cosa era possibile e gli ho permesso di prendere decisioni informate.